NZEB: gli edifici a “energia quasi zero”
Una dei campi in cui l’efficienza energetica ha maggiore possibilità di esprimere il suo potenziale è quello dell’edilizia: si consideri che in Italia circa il 36% dei consumi energetici è imputabile agli edifici. E che è possibile, con le attuali soluzioni tecniche, costruire edifici “ad energia quasi zero”, ossia che siano in grado, attraverso diversi criteri costruttivi ed impiantistici, di essere praticamente autosufficienti dal punto di vista energetico.
Purtroppo la distanza tra i due dati sconta una differenza di approccio totale, dal momento che gli edifici esistenti sono stati progettati e costruiti per i tre quarti in anni in cui non esisteva in Italia alcuna normativa in tema di efficienza energetica degli edifici, il mondo dell’energia “fossile” offriva combustibili a basso costo a tutti, le preoccupazioni sui danni derivanti dall’inquinamento di tali combustibili erano appannaggio di elite ecologiste minoritarie.
Tuttavia la differenza, ancora oggi, tra una parte consistente dell’industria edile che continua a proporre manufatti “tradizionali” e i pochi innovatori che perseguono nuovi criteri costruttivi è di tipo culturale, di abitudine ad una certa metodologia di lavoro, a certi materiali, a strumenti di progettazione conosciuti e da cui è difficile staccarsi.
L’uso di materiali di costruzione innovativi, di soluzione impiantistiche diverse da quelle normalmente utilizzate, di criteri di progettazione che considerino l’esposizione al sole e la circolazione dell’aria sono considerate, per lo più, vezzi per pochi o idee di qualche committente o architetto “naif”, che comportano inutili complicazioni ed aggravi di costi.
Mentre invece, un edificio ad “energia quasi zero”, cambiando prospettiva di valutazione ed includendo in essa il valore attuale dei risparmi che si otterranno in futuro, rappresenta una scelta fondamentalmente di convenienza economica, oltre che di rispetto per l’ambiente. Una scelta intelligente insomma.
Sull’argomento, tuttavia, sembra ormai avviata una spinta al cambiamento molto importante, determinata dal recepimento in Italia della direttiva comunitaria 27/2012, che impone che, a partire dal 2018, tutti gli edifici di nuova costruzione occupati da soggetti pubblici siano “a energia quasi zero” e, a partire dal 2020, lo sia qualsiasi tipo di edificio di nuova costruzione. Tale normativa, tuttavia, è già stata superata nei contenuti da alcuni regolamenti regionali che impongo date più ravvicinate e criteri che, oltre alle nuove costruzioni, riguardino anche le ristrutturazioni.
Per raggiungere tali obbiettivi la nuova versione del Conto Termico prevede, per i soli immobili pubblici, un contributo crescente (dal 40 al 55%) per tutti gli investimenti di efficienza energetica che arriva al 65% nei casi in cui l’intervento porti a livello di NZEB (Near Zero Emission Building) l’edificio interessato. Dal momento che il Conto Termico prevede che questi intervento possano essere realizzati anche con intervento di ESCo qualificate, è auspicabile che si possa assistere ad un progressivo ammodernamento del patrimonio immobiliare pubblico.